Per una cartografia corale della Basilicata
Il lavoro di co-creazione con la Fondazione Matera Basilicata 2019 ci ha portati a ripensare alcuni aspetti importanti del nostro progetto “Per una cartografia corale della Basilicata”. Benché affezionati all’idea originale, che sentiamo nostra, che ci appartiene e appartiene alla nostra storia, decidiamo di vivere questo cambiamento necessario come un’opportunità, un esercizio per imparare a rimetterci in gioco continuamente. Avvertiamo però il bisogno di confrontarci con persone che avranno un ruolo decisivo nell’auspicata realizzazione della nostra proposta: la curatrice artistica da noi scelta, Katia Anguelova, e Maurizia Rebola, direttrice del Circolo del Lettori di Torino, partner del progetto. A novembre, perciò, decidiamo di partire per Milano e Torino, due città che, tra l’altro, dedicano molto spazio all’arte contemporanea, sedi di interessanti esperienze innovative.
MARTEDÌ 21 NOVEMBRE 2017
Partiamo alle 8:00 di mattina da Latronico in direzione Roma, dove nel pomeriggio prenderemo il treno per Milano. Vorremmo arrivare in tempo per partecipare, nel tardo pomeriggio, presso la Fabbrica del Vapore (vecchio stabilimento, ristrutturato e trasformato in un centro di produzione culturale), all’apertura di The Art Book Shop Project, uno spazio editoriale, a cura dell’organizzazione no-profit Kunstverein Milano, nata anche grazie a Katia Anguelova, che fa parte di una rete internazionale con sedi ad Amsterdam, New York e Toronto.
Purtroppo il treno arriva a Milano in ritardo, siamo costretti a rinunciare.
MERCOLEDÌ 22 NOVEMBRE 2017
Incontriamo Katia Anguelova in tarda mattinata. I tempi della città non sono certo quelli a cui siamo abituati, questo ci dà modo di apprezzare quella stessa lentezza che nella consuetudine quotidiana quasi ci infastidisce; vista da qui, la possibilità di vivere relazioni e lavoro con ritmi più distesi, assume senza dubbio un altro valore.
Avevamo già parlato con Katia tramite skype e cellulare, ma oggi riusciamo finalmente a conoscerci di persona e a confrontarci sul progetto, sulle nostre reciproche idee. Katia Anguelova è una persona sorridente, già il primo incontro ci restituisce la sua umanità e capacità di ascolto. È una curatrice indipendente, di esperienza. Lavora da oltre 15 anni in Italia con le più grandi realtà internazionali. Tra le altre cose è co-direttrice di Kunstverein Milano (www.kunstverein.it) ed è visiting professor nel Politecnico di Milano, Laboratorio Arti e Comunicazione Visiva (spazi pubblici e multiculturalità). Ha curato ArtLine, un progetto di arte pubblica a cielo aperto. Si interessa dei rapporti tra arte e architettura, trasformazione urbana, economia informale e migrazione, e dei formati espositivi sperimentali nell’ambito dell’arte contemporanea.
Katia conosce da tempo il progetto ArtePollino, non è necessario raccontare la nostra storia; scopriamo di avere anche delle conoscenze in comune.
Durante l’incontro condividiamo dubbi e perplessità, individuiamo i punti essenziali della proposta presentata alla Fondazione e iniziamo a parlare delle modifiche da apportare. Ascoltiamo con attenzione i suoi suggerimenti, gli spunti che lei ci dà per iniziare ad aprire nuove prospettive. Katia concorda con noi sulla necessità di tener fermi alcuni aspetti, come ad esempio il lavoro sulle aree interne e sull’attraversamento dei territori come forma di conoscenza.
Ci parla di Plovdiv 2019 e ci chiede come stanno procedendo i lavori a Matera.
Chiudiamo e ci salutiamo con l’impegno di risentirci al nostro rientro in Basilicata per definire meglio il cast e ripensare le azioni del progetto; Katia, infatti, dovrebbe curare tutta la parte artistica. Attendiamo di conoscere anche quanto emergerà nell’incontro con il Circolo dei Lettori, in programma il giorno successivo.
Nel pomeriggio prendiamo il treno per Torino. Per fortuna non abbiamo altri appuntamenti la sera: per la seconda volta in due giorni, arriviamo in ritardo, a causa di un guasto nei pressi di Novara.
Approfittiamo della serata per visitare le strade del centro, dove è stata allestita, per il ventesimo anno, la mostra a cielo aperto Luci d’Artista: Daniel Buren, Mario Merz, Carmelo Giammello, Luigi Mainolfi, Luigi Nervo, Francesco Casorati, Nicola De Maria, alcuni tra gli artisti presenti.
GIOVEDÌ 23 NOVEMBRE 2017
Il primo pensiero della giornata lo dedichiamo alla nostra regione: esattamente 37 anni fa, un forte terremoto in un minuto e mezzo rase al suolo interi paesi, tra Basilicata e Campania, provocando circa 3000 morti.
In attesa del nostro secondo appuntamento, non può mancare la visita al prestigioso Museo Egizio.
Nel pomeriggio incontriamo Maurizia Rebola, direttrice del Circolo del Lettori (www.circololettori.it) e di Torino Spiritualità (www.torinospiritualita.org), Armando Buonaiuto, curatore di Torino Spiritualità, Francesca Vittani, responsabile programmazione del Circolo dei Lettori.
Ci troviamo nella bella sede di Palazzo Graneri della Roccia, in via Bogino, al centro della città. L’impatto è molto positivo non solo per l’accoglienza e la qualità degli spazi (dieci tra galleria, sale, salotti, l’ottima caffetteria e il ristorante), circa 1000 metri quadrati dedicati al libro, alla lettura, alla cultura. Dal 2006, quando a Torino è stato assegnato il titolo di Capitale del libro, il palazzo è diventato sede del Circolo dei Lettori. Il progetto è stato voluto dall’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte. Tantissime le iniziative, oltre 100 al mese, incontri con autori, reading, spettacoli, gruppi di lettura, cene letterarie, e tanti i protagonisti della cultura internazionale che passano in queste stanze. Il Circolo, inoltre, organizza ogni anno la manifestazione Torino Spiritualità. E’ lì che ha avuto origine il nostro incontro: l’edizione del 2017, infatti, si è arricchita di un nuovo progetto, Le vie dei pellegrini (www.torinospiritualita.org/le-vie-dei-pellegrini/), grazie al quale le persone vengono invitate a mettersi in cammino per scoprire paesaggi, storia, arte.
La nostra idea è che, attraversandoli, i territori, possano essere incontrati, conosciuti, raccontati e con essi le persone che vi abitano. Un’idea che nasce dal nostro lavoro, quindi dall’esperienza, e che ci trova vicini al percorso che si sta facendo anche a Torino.
Seduti al caffè, bevendo una tisana e mangiando ottimi biscotti fatti a mano, Maurizia ci presenta alle altre persone presenti con le quali entriamo in contatto, oggi, per la prima volta; ci parlano del cammino e della loro esperienza ma poi il discorso si sposta inevitabilmente sulla Basilicata, sul Pollino, sul pino loricato, sugli arbëreshë. I nostri ospiti sono molto curiosi e interessati, affascinati da un territorio che non conoscono e che presto vorrebbero visitare. In particolare vogliono sapere di questa pianta, simbolo del Parco, e di questi paesi piccolissimi, che da cinque secoli sono abitati da albanesi scappati dalla loro terra, che lì hanno trovato rifugio; ci chiedono della loro cultura, dei loro abiti. Il racconto si accende, si arricchisce di particolari, viene interrotto a un certo punto solo da una voce, che arriva dal tavolo vicino al nostro, “sì, è vero, è tutto vero, è così come ve lo stanno raccontando”. E’ albanese la ragazza che parla, vive in Italia da un po’ e ha seguito il nostro racconto con interesse. Grazie a lei arriviamo a parlare delle “burrneshe”, un fenomeno diffuso nel nord dell’Albania ma sconosciuto alle comunità che vivono nel Pollino. Si tratta di donne che, in una famiglia senza maschi (quindi, secondo una certa visione, indifesa e incapace di sopravvivere), possono compiere la decisione più dolorosa e definitiva, prendendo il posto degli uomini, rinunciando per sempre a essere donne, vestendosi da uomo, tagliandosi i capelli e soprattutto rimanendo vergini rinunciando definitivamente a essere madri e mogli ma acquisendo tutti i diritti riservati esclusivamente agli uomini: ereditare, comprare e vendere proprietà, prendere decisioni per la propria famiglia, bere in pubblico, viaggiare, decidere a chi dare in moglie le proprie sorelle e portarle all’altare, frequentare luoghi pubblici.
Il discorso si è fatto interessante ma il tempo a disposizione, come al solito, ci costringe a fermarci. Abbiamo necessità di definire i reciproci impegni prima di lasciarci. Al Circolo chiediamo di seguire una parte di lavoro che dovrebbe vedere protagonisti alcuni scrittori (pochi, in base alle indicazioni che abbiamo ricevuto dalla Fondazione), disposti a camminare tra il Pollino e Matera, scrittori che abitualmente si muovono a piedi, raccontano paesaggi, territori e incontri. Vorremmo pensare a dei momenti pubblici di restituzione, e qui l’esperienza del Circolo diventa fondamentale.
Prima di lasciare Palazzo Graneri della Roccia, Armando ci guida in una breve visita alle sale, ci spiega come funziona il Circolo, ci illustra il programma e ci saluta. Restiamo ancora un po’ da soli. Nelle stanze incontriamo pochi giovani, l’età media è piuttosto alta, ma non sappiamo se questo sia dovuto all’orario, al particolare momento o ad altro.
Lasciamo via Bogino, oramai il breve viaggio volge al termine, il treno domani mattina ci riporterà a Salerno e poi da lì, con il pullman, arriveremo a casa.