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Val Sarmento

In Basilicata, nella suggestiva cornice del Parco Nazionale del Pollino, esiste un luogo dove il flusso ininterrotto dell’acqua segna un percorso fatto di cultura, storia e paesaggio: la Valle del Sarmento. Un intreccio di flussi naturali e artificiali, di corsi d’acqua che si intersecano e di culture che, attraversano la storia, e si manifestano nella quotidianità.

Questo scenario diventa palcoscenico dell’arte contemporanea grazie all’ambizioso progetto Arte Pollino Un Altro Sud. Il luogo è stato scelto dall’artista Giuseppe Penone per realizzare un’opera d’arte unica nel suo genere: è il Teatro Vegetale, uno spazio in cui la natura si fa teatro di se stessa.

L’intero itinerario è pervaso da una costante contaminazione tra uomo e natura.

Il nostro viaggio comincia a Senise, dal privilegiato punto di osservazione del grande sbarramento del lago artificiale di Montecotugno. La diga, realizzata tra gli anni settanta e gli anni ottanta per l’approvvigionamento idrico del metapontino e della Puglia, è in grado di contenere oltre 500 milioni di metri cubi d’acqua e con il suo sbarramento di quasi 2 Km è una delle più imponenti d’Europa in terra battuta.

Lungo la sponda destra, tra frutteti e vigneti, c’è un percorso panoramico e percorribile anche a piedi o in bicicletta. In un paesaggio dominato in prevalenza dalla macchia mediterranea, tra querce e lentisco, si erge dominante l’osservatorio avifaunistico. La struttura, realizzata dall’Ente Parco Nazionale del Pollino, è un centro di studio e di ricerca per le numerose specie presenti sul posto: civette, aironi, germani, picchi rossi, merli, nibbi reali e cornacchie. Un luogo suggestivo, dominante rispetto al territorio circostante, con un’ampia visuale sull’orizzonte; un eremo circondato dal silenzio di una natura che dialoga continuamente con se stessa e con l’uomo.

Proseguendo il viaggio percorrendo la vecchia Statale 92, in un gioco di tornanti panoramici, accanto a vecchie masserie, scrigni di memorie rurali, ci si imbatte in uno scenario diverso, preludio alla Val Sarmento: sono le Timpe di Noepoli, un paesaggio che molti chiamano il “piccolo Canyon”.
Spicca, imponente, Timpa Forata, dalla particolare forma modellata dai processi di erosione degli agenti atmosferici su formazioni sabbiose. E’ un paesaggio di confine, quello sovrastato dalla Timpa, il confine tra due valli: la Valle del Sinni e la Valle del Sarmento a cui si arriva attraverso un importante punto di accesso, la vecchia galleria della Statale 92, un “obiettivo fotografico” che cattura come in una posa volontaria la vetta sulla quale si erge Noepoli.

 

L’antico Stato di Noia, denominato in questo modo a partire dal 1500, con l’avvento di Fabrizio Pignatelli, è compreso in un territorio nel quale è possibile rinvenire forme di insediamenti a partire già dall’VIII secolo a.C. Il centro storico del paese risale al XII secolo.
A monte dell’abitato di Noepoli c’è la zona belvedere “La Torretta”, dalla quale è possibile ammirare un panorama più ampio, che mostra, come un grande palcoscenico naturale, la scena-Sarmento.

Tornando a valle ci si trova di fronte alla fiumara del Sarmento, luogo scelto da Giuseppe Penone per il suo Teatro Vegetale. Un punto in cui è possibile osservare come  il corso naturale delle acque si dirama per poi unirsi nuovamente in vari tratti, creando un suggestivo intreccio così come  nel corso dei secoli flussi migratori hanno reso la Val Sarmento culla di culture diverse. L’identità culturale che spicca maggiormente è quella arbëreshë.

 

Teatro: luogo della rappresentazione.

Una rappresentazione che si fa quotidianità. Una quotidianità che diventa rappresentazione.

Siamo a San Costantino Albanese e a San Paolo Albanese, due piccoli comuni caratterizzati da una forte e preservata identità legata alla cultura arbëreshë, trapiantata in queste terre dagli esuli albanesi, nella seconda metà del XVI secolo; un’identità che resiste vigorosamente all’azione erosiva del tempo e trova la sua più completa manifestazione nel Museo della Cultura Arbëreshë, attivo a San Paolo Albanese, e nell’Etnomuseo della Cultura Arbëreshë di San Costantino Albanese

Una cultura che difende il suo passato, il cui simbolo è il costume tipico. E’ una comunità, quella arbëreshë della Valle del Sarmento, fortemente legata al rito greco-bizantino, che trova il suo culmine nella cerimonia nuziale, tra le più interessanti della vita civile arbëreshë.  

L’intero paese si presenta pertanto come “museo vivo”, come teatro in cui agiscono ammalianti figure, che sembrano sottratte a un mondo lontano.

L’itinerario prosegue in un viaggio ascensionale: Terranova del Pollino con la sua Timpa delle Murge, dove la storia della cultura umana lascia il posto a una storia ancora più antica. Passaggio obbligato per raggiungere la Timpa è Casa del Conte, luogo ricco di strutture ricettive che testimoniano la vocazione turistica del territorio. L’ospitalità è di casa ed è ancora possibile vivere pienamente l’atmosfera familiare. Questa località è il preludio allo spettacolo naturale di Timpa delle Murge, ultima tappa di questo itinerario.

Il viaggiatore camminerà su brandelli di crosta oceanica vecchi milioni di anni. Il paesaggio è diversificato e la natura è selvaggia. Gli sguardi sono insufficienti, l’esperienza richiede il coinvolgimento di tutti i sensi. E’ l’epilogo naturale del viaggio che il turista/attore compie percorrendo questo itinerario, portando con sé la magia dell’esperienza, lo stupore della scoperta e lo spettacolo della natura.